martedì, marzo 11, 2008

Come il whiskey

Ormai gli capitava sempre più spesso. Iniziava pure a piacergli, di tanto in tanto. Stare in giro a zonzo per la città. Quella città che ormai di giorno non riconosceva più, tanto era abituato a viverla di notte. Tra locali, musica, amici, conoscenti, ottimi drink. E poi quelle passeggiate senza meta… percorso sempre diverso.

Amava guardare, osservare la gente. Come si vestiva, cosa mangiava, cosa beveva, di cosa parlava. Insomma, gli piaceva proprio capire la gente. E poi amava fare dei giochini. E poi amava. Il suo gioco preferito era provare ad immaginare cosa avrebbe fatto lui al posto della persona che osservava. Stupido o no, era un passatempo che gradiva parecchio.

Forse sopravvalutandosi, si considerava una specie di sociologo dai metodi terra terra, ma dagli ottimi risultati. Credeva di conoscere bene i vari tipi di gente. La cosa sembrava convincere, oltre lui, pure molti fra i suoi amici. Tutti a chiedergli consigli. Cosa dico a lei? Cosa faccio? Che ne pensi di lui? Bla. Bla. Bla. Ormai erano tutti convinti sulle sue capacità di capire la gente, anche se ad un giudizio obiettivo magari era vero il contrario; ma non importava a nessuno.

Commetteva però un grande errore, non indagava abbastanza su se stesso. Fu così, che una sera accadde. Una sera trascorsa in compagnia, numerosa e molto piacevole. Uno sguardo, quattro chiacchiere, un pugno allo stomaco. Ed era un pugno che faceva male, e bruciava. Perché era il preludio di qualcosa che non poteva andare.

Lui lo sapeva e sperò di poter digerire tutto in fretta e ritornare ai soliti giochini. Quelli che coinvolgono gli altri, senza dover scomodare le sue vocine interiori. Quei giochini che amava perché non facevano male, tutt’al più era male altrui e magari si offriva di fasciare delle ferite. Ma rimaneva dolore estraneo al suo essere.

Mentre pensava a come dimenticare, a come tornare alla normalità, si ritrovò, senza accorgersene, a fare di tutto per poter ricevere un altro pugno quella sera, dallo stesso braccio, forte e deciso. Era come il whiskey, bruciava, non faceva bene, ma cominciava a piacergli.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

che dire... è vero... molto forse troppe cose ci bruciano come il whiskey... ci fanno male... e noi... masochisticamente, continuiamo a caderci.. siemo sempre li... ma. fortunatamente ci sono persone cm te che nella vita nn hanno l effetto del whiskey e fanno star bene... fanno bene alla salute e danno gioia.. tu sei una delle poche persone a dar gusto il mondo.. ti amo di bene dell amore che il Nostro Padre ci ha donato

duhangst ha detto...

Bella, l'hai scritta tu?

Anonimo ha detto...

"ti amo di bene dell'amore"??? Santo cielo lascia fuori il Padre Nostro e dichiarati piuttosto!!!!
Raccontami di piú del pugno...riesco quasi a vederti ma non ancora del tutto. Ciao! Roberta

EbonIvory ha detto...

Riappaiono gli sprazzi del miglior Van che conosco

Pepenero ha detto...

ma qui cambia tutto troppo in fretta!

Van der Blogger ha detto...

Anche io ti voglio bene cara Ketty... grazie per le tue belle parole.

Si duhangst, l'ho scritta io :)

Roberta ti manderò presto una mail... per il commento sopra, è una mia carissima amica...

Ebonivory, in quanto tuo figghiozzo, mi fa piacere

Alberto, mi adatto alla vita...

Anonimo ha detto...

Le mie scuse piú sincere a Ketty! Roberta

Van der Blogger ha detto...

Ma no Roberta, non era necessario... Eri solo stata sincera e lo apprezzo...