sabato, gennaio 10, 2009

Certe cose non si possono comprare, per tutto il resto...

Nel 2008 ho perso l'amato nonno Mario, il padre di mia madre, mio nonno. Quello che mi raccontava le sue avventure in guerra, quello che si vantava del suo peccato, quello che non lesinava buoni (a suo parere) consigli, quello burbero, quello che molti rispettavano, quelli che tanti non sopportavano, quello che o facevi come diceva lui o pedalare, quello che non conosceva mezze misure, quello che lo odiavi o lo amavi... e io lo amavo. Il 2008 se l'è portato via.

Ma sarei scortese e cattivo verso il 2008 se non dicessi tutta la verità. Non posso omettere che in quest'anno finalmente mi sono iscritto all'università, quella di Teologia che tanto mi appassione, quest'anno ho trovato un lavoro serio, quest'anno ho intensificato il mio rapporto col mio Dio e Signore Gesù Cristo, ho cambiato prospettiva o forse mi si è solo aperto l'angolo di visuale.

Ed in questo 2009 cosa avverrà? Io non ne ho idea o meglio, qualche idea ce l'avrei. Vorrei passare a pieni voti il primo anno di università (anche se nel sistema gallese il primo anno non fa media ai fini del voto finale), vorrei conoscere meglio e servire di più Gesù, vorrei dimagrire, vorrei trovare l'amore, vorrei lavorare, un po' di meno.

Sì, perchè mi rendo conto, che oggi molti uomini sono schiavi del lavoro. Forse è un termine duro ma mi sento di usarlo. Io lo odio il lavoro. E non sogghignare tu che leggi, non lo odio nel senso che sono pigro e vorrei non lavorare (magari, hihihi) ma lo odio in quanto maledizione su noi uomini, in quanto frutto della disubbidienza. Ma tant'è, siamo destinati a lavorare e allora lavoriamo. Ma attenzione che "SI LAVORA PER VIVERE, NON SI VIVE PER LAVORARE". Dico questo perchè vedo minacciosamente vicino a me situazioni in cui sembra che il lavoro sia tutto. In cui sembra che portare 100 euro in più a casa a fine mese sia il senso di questa esistenza terrena.

No miei cari, io non ci casco. Preferisco vivere in affitto, avere una utilitaria e arrivare a fine mese e dire "Grazie a Dio anche questo mese è fatta". Ma almeno poter coltivare i miei interessi, poter suonare, leggere, pregare, curare la mia famiglia, essere presente coi miei figli. La vita è una ed è fatta di priorità. E la mia priorità non è il lavoro, il lavoro è solo un mezzo di sostentamento.

NOn pensato che non senta io la crisi, che non capisca le necessità familiari (credetemi, ci vivo fra i problemi, e non lo dico per vittimismo) ma io so che nella vita c'è di più dell'agiatezza.

C'è Dio, c'è la famiglia, ci sono le proprie passioni. E queste cose non si possono comprare, per tutto il resto... me tocca faticà.

2 commenti:

EbonIvory ha detto...

è bello vederti crescere

Van der Blogger ha detto...

Si, anche se una parte di me avrebbe preferito evitare... ah ah ah

Scherzo, so che è necessario EI!