martedì, settembre 15, 2009

Disponibile il frammento più antico del Deuteronomio


In New Jersey si trova il Princeton Theological Seminary, facente capo alla chiesa Presbiteriana americana, istituto in cui ebbe un ruolo direttivo, a cavallo tra il XIX e il XX sec., Benjamin B. Warfield, grande teologo ed esperto di Calvinismo, autore di parecchi libri tra cui Rivelazione e ispirazione, Alfa & Omega (Caltanissetta), 2001. Lo stesso Warfield fu colui che propose la definizione diventata classica: "La teologia è la scienza di Dio e del Suo rapporto con l'uomo e con il mondo".

Uno dei nomi di spicco dell PTS è sicuramente quello di James H. Charlesworth, eclettico teologo neotestamentario, che aveva già fatto parlare di se nel 2007, quando fece delle considerazioni negative circa la presunta scoperta di un contenitore con le ossa di Gesù. Qui le sue riflessioni: http://www.ptsem.edu/NEWS/images/Charlesworth%20comment.pdf

Charlesworth, che al PTS è docente di Linguaggio e Letteratura del Nuovo Testamento ed esperto di cultura ebraica e rotoli di Qumran, ha fatto un'interessante scoperta.

Analizzando un frammento del libro del Deuteronomio rinvenuto nelle grotte di Qumran, sul Mar Morto, in possesso della Azusa Pacific University, lo studioso ha affermato che il testo più antico mai ritrovato circa il quinto libro della Torah, sia proprio da ricercare tra i frammenti rinvenuti nel 1947.

Secondo Charlesworth, questo testo sarebbe scevro dalle influenze delle dispute dottrinali tra le diverse scuole rabbiniche.

Deve però tranquillizzare il fatto che le differenze sin qui trovate non entrino nel campo strettamente dottrinale, ma si limitino a particolari spesso toponomastici.

Resta comunque da ricordare che in campo biblico non sempre vale il principio secondo cui il testo più antico o quello prodotto in più copie o il più completo è anche il più attendibile.

Rimane comunque sempre affascinate seguire le evoluzioni e le scoperte che possono portare ad una traduzione della Bibbia più vicina possibile al testo originale, ma un buon cristiano non dimentichi mai il ruolo dello Spirito Santo nella rivelazione biblica. Lo Spirito Santo infatti è Colui che prende del Suo (di Gesù) e lo da agli uomini, e Gesù è proprio il protagonista assoluto di tutti i 66 libri delle Sacre Scritture: conoscere Gesù è conoscere la Bibbia e viceversa. Puoi essere il miglior teologo al mondo, ma senza la guida della terza persona della Trinità non conoscerai mai davvero la Parola di Dio profondamente.

Anzi la piena comprensione del piano di Salvezza di Dio per l'umanità nella persona di Gesù Cristo, secondo le Scritture, quella comprensione e accettazione di Gesù come personale Signore e Salvatore, quella certezza che ti da vita eterna, è accolta dalla umile e ignorante gente comune con maggiore fede di quanto non facciano gli accademici.

La mia preghiera è che nel mondo accademico si possa tornare alla fede vera che è sufficente per rapportarsi con Dio in maniera giusta. Tutti gli studi che ben vengano, ma rimangano sottoposti al rapporto personale Uomo-Dio.

Perchè, come mi disse il Prof. Pawel Gajewski: "La fede non ha bisogno di stampelle".

Chiudo con una citazione delle considerazioni di Charlesworth: "Archaeology cannot form faith;
it can only inform faith."

Dio ci benedica

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