giovedì, giugno 08, 2006

Referendum costituzionale, votiamo SI

Tra meno di 20 giorni saremo chiamati alle urne per decidere se accettare o meno la riforma costituzionale approvata dal Governo Berlusconi.

E' un Referendum senza quorum, quindi anche se votassimo in tre o votassi da solo il risultato delle urne sarebbe vincolante.

Questo del Referendum è un momento importante sia per il suo valore intrinseco sia per la valenza politica, non forte alle amministrative, che una vittoria dei SI avrebbe.

Discuteremo in altri momenti, se necessario, gli effetti della riforma. Intanto mi limito a elencare il decalogo di questa riforma.

I Viene ridotto il numero dei parlamentari: da 950 a 773, con significativo risparmio per le finanze pubbliche.
II Saranno i cittadini, e non più i palazzi della politica, a scegliere maggioranza parlamentare, coalizione di governo e primo Ministro: è il premierato.
III Non più due Camere identiche, l'una doppione dell'altra. Ora il Senato sarà federale ed avrà una sua funzione specifica: rappresentare le esigenze delle Regioni. La Camera si occuperà di quelle dello Stato.
IV Semplificato il procedimento legislativo. Non più lunghi e ripetuti passaggi di testi fra le due Camere, ma ciascuna Camera approverà le leggi nelle materie di propria competenza. Il risultato sarà la riduzione dei tempi e dei costi per le casse pubbliche.
V La legge dovrà stabilire limiti al cumulo delle indennità parlamentari con altre entrate.
VI I regolamenti parlamentari dovranno tutelare i diritti delle opposizioni: ora questo non è previsto.
VII L’ordinamento evolve in senso federale, come sta avvenendo in molti Stati moderni: viene riequilibrato il riparto delle competenze tra Stato e Regioni per garantire migliori servizi ai cittadini, senza compromettere l’unità del Paese. Alle Regioni vengono devolute particolari funzioni in materia di istruzione, sanità e polizia locale. Tutte avranno le stesse opportunità, senza penalizzazioni per alcune aree rispetto ad altre e senza la differenziazione tra le Regioni, prevista dalla riforma del 2001. Si avrà quindi un federalismo equo, solidale ed equilibrato.
VIII Tutte le leggi regionali dovranno rispettare il criterio dell'interesse nazionale, non più previsto a seguito della riforma del 2001.
IX Sulle modifiche alla Costituzione sarà sempre possibile chiamare i cittadini ad esprimersi, mentre ora ciò non avviene se tali modifiche sono state approvate dalle Camere con la maggioranza dei due terzi.
X Aumentano le garanzie per i comuni e le province, gli enti più vicini ai cittadini: potranno ricorrere alla Corte costituzionale in caso di lesione delle proprie competenze.

Ancora la campagna elettorale non è entrata nel caldo, ma già Prodi ha annunciato che diserterà le Tv, per non far comparire Berlusconi. Sa che una discesa in campo a titolo personale del Cavaliere può far male.

Comunque non mi sembra una riforma malvagia, anzi.

8 commenti:

Linda ha detto...

Voterò No perché non voglio un Paese diviso, lacerato, discriminato ancor più tra Nord e Sud, voglio un'Italia unita, dove i diritti siano uguali per tutti i cittadini, dove la solidarietà sia un valore fondamentale, per dare a tutti una scuola e una sanità migliore. Voto No perchè non voglio che il Presidente del Consiglio (chiunque sia ) abbia poteri "assoluti", che possa sciogliere la Camera dei Deputati a suo arbitrio. Voglio che il Parlamento eletto dal popolo abbia i poteri per tutelare i diritti e le libertà dei cittadini, che il Presidente della Repubblica sia un garante, rispettato ed autorevole, che la Corte Costituzionale sia autonoma. Non accetto di mandare in soffitta i valori fondamentali e i diritti scritti nella nostra Costituzione nata dalla lotta di Liberazione. Voglio dare significato pieno a quei valori, allargare lo stato sociale, arricchire la convivenza civile, rafforzare le istituzioni, l'unità del nostro Paese e la nostra democrazia. Non accetto che la Costituzione sia riscritta da una sola parte politica. Voglio che ogni futura modifica legata a nuove esigenze dello Stato e della società sia coerente con i principi e i valori della Costituzione, sia sostenuta da una larga partecipazione e da un vasto consenso della società civile e delle forze sociali, sia approvata dal Parlamento a larghissima maggioranza e sia confermata dai cittadini con il referendum

Anonimo ha detto...

Ottimo post van der, dopo lo segnalo...

Van der Blogger ha detto...

Grazie Camelot.

Linda, intanto benvenuta, comunque degna di rispetto la tua riflessione, però purtroppo per incapacità mia di concentrarmi a lungo, si potrebbe discutere punto per punto, snocciolando i vari aspetti uno dopo l'altro. Così purtroppo non ho neanche il tempo di rispondere a tutto.

EbonIvory ha detto...

e se andasse a votare solo Van? così l'esito sarebbe già acquisito senza quelle rotture degli exit poll, senza tutte quelle stupidaggini che ci propineranno i vari politici durante i conteggi. Però vorrei conoscere chi ha avuto la brillante idea di accumulare 4 passeggiate ai seggi nel giro di due mesi qui in Sicilia. Non se ne può più. Credo che non faccia bene all'equilibrio neuro\politico di ognuno di noi. Cmq voterei NI per alcune questioni favorevole all'uno e per altre favorevole all'altro, ma voterò Si. Non voterò per i prossimi tre anni neanche se mi pagassero un milione di euro. (o forse si, bo. Vediamo se si presenta qualcuno)

Massimo ha detto...

Mi dispiace dover rilevare come Linda abbia fatto un perfetto riassunto dei più banali luoghi comuni.
Il paese viene arricchito dal federalismo, non lacerato. E' una occasione eccezionale per il Sud per dimostrare di avere personale politico all'altezza di governare bene e arricchire quella splendida terra che è il mezzogiorno d'Italia senza sudditanza alcuna verso il modello del Nord che sconta un retroterra diverso.
Ma soprattutto il richiamo alla "liberazione" (che fu degli Alleati AngloAmericani e non dei resistenziali magari dell'ultima ora) dimostra come ci sia bisogno di mandare in archivio una carta costituzionale nata per dividere e da un compromesso tra cattolici e comunisti, con esclusione degli altri. Una carta anacronistica e che, personalmente, avrei cambiato anche dal primo articolo riscrivendola per intero, perchè è una carta dtata, ferma al classismo e all'assistenzialismo del dopoguerra e completamente inadatta a fornire il quadro di una società moderna.
Linda: dove li trovi i soldi per la tua "solidarietà" e "allargare lo stato sociale" ?

Massimo ha detto...

Ma quale sarebbe il paese lacerato ? Quello in cui ogni regione avesse i poteri e le competenze per attuare una politica di sviluppo o quello in cui gli amministratori locali scaricano sempre e comunque le responsbailità blaterando della mancanza di "conferimenti" dal centro ?

Van der Blogger ha detto...

Ehi Monsoreau mi hai rsiparmiato un po anche se ovviamente ogni dibattito è aperto...

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa per la lunghezza del post, ma per la completezza dell'informazione riguardo al referendum, forse è giusto anche leggere - oltre al decalogo che hai inserito nel tuo post, opera dell'ottimo dentista Calderoli - anche il controdecalogo approntato da Leopoldo Elia, costituzionalista ed ex presidente della Corte Costituzionale.
Saluti :-)

Lordpolo


I La riduzione del numero dei parlamentari viene
rinviata al 2016 per favorire gli attuali capi e
capetti. Nel lungo periodo c’è tempo anche per
ridurre la riduzione; per ora c’è l’effetto di
annuncio demagogico.

II Il premierato non consiste nella investitura
popolare di una maggioranza parlamentare, di una
coalizione di governo e Primo ministro. Ciò
avviene già in Inghilterra, in Germania e in Spagna
e anche in Italia: è sufficiente perciò una buona
legge elettorale. Il premierato della riforma si
fonda sulla insostituibilità del Primo ministro
durante tutta la legislatura e sui suoi enormi poteri
(scioglimento della Camera dei deputati e
questione di fiducia che, in caso di rifiuto da parte
della stessa Camera, provoca nuove elezioni).

III Il Senato federale non risolve il problema del
bicameralismo perché non è in grado, per la sua
composizione, di rappresentare le esigenze delle
Regioni: d’altra parte i veri rappresentanti delle
comunità regionali non hanno diritto di voto nelle
deliberazioni del Senato.

IV Il procedimento legislativo è straordinariamente
complicato perché la prevalenza della Camera o
del Senato si fonda sulla competenza a legiferare
per singole materie dello Stato e delle Regioni;
siccome i confini di tali materie danno luogo a
gravi dubbi interpretativi (sui quali deve
intervenire sempre più spesso la Corte
Costituzionale) è ovvia la ricaduta di tali incertezze
sulle attribuzioni legislative di ciascuna Camera,
specie nelle leggi, come quella finanziaria, di
particolare complessità. La cancellazione del
rapporto fiduciario tra Senato e governo sarebbe
positiva solo se accompagnata da una chiara
ripartizione di poteri tra una Camera di
rappresentanza nazionale e una Camera veramente
rappresentativa degli enti e delle comunità
regionali e locali.

V La previsione di una legge che stabilisca limiti al
cumulo delle indennità parlamentari con altre
entrate non risolve il problema del conflitto di
interessi che dovrebbe essere superato con regole
giuste di incompatibilità e ineleggibilità anche in
relazione a concessioni o autorizzazioni statali di
notevole entità economica.

VI Il problema delle garanzie dell’opposizione non
si risolve con un generico rinvio ai regolamenti
parlamentari, essendo necessarie puntuali revisioni
costituzionali (ad esempio, attribuzione alla Corte
costituzionale, in ultima istanza, dell’esame dei
ricorsi elettorali per Camera e Senato).

VII La devoluzione alle regioni di particolari
funzioni in materia di istruzione, sanità e sicurezza
è pericolosa anche perché si accompagna ad una
competenza esclusiva dello Stato e delle Regioni
nelle stesse materie. Tale duplicità è illogica e può
arrecare gravi danni all’esercizio (o godimento) di
diritti fondamentali (livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da
garantire su tutto il territorio nazionale). Si avrà
quindi un federalismo iniquo, conflittuale e
squilibrato.

VIII L’interesse nazionale è ampiamente
salvaguardato dal riparto delle competenze tra
Stato e regioni e dalla giurisprudenza della Corte
costituzionale, che ha interpretato la riforma del
Titolo V in senso pienamente rispettoso
dell’interesse della Nazione.

IX L’abrogazione della norma che collega al
raggiungimento dei due terzi in sede parlamentare
l’esclusione della richiesta di referendum sui testi
di revisione costituzionale (articolo 138 della
Costituzione) va giudicata negativamente perché
disincentiva quelle larghe intese che a parole tutti
auspicano per l’adozione di modifiche alla
Costituzione.

X Il ricorso diretto alla Corte costituzionale dei
Comuni, delle Province e delle Città metropolitane
(articolo 46 della Riforma) per sollevare questioni
di legittimità costituzionale su leggi o atti aventi
forza di legge statali e regionali ritenuti lesivi di
competenze costituzionalmente attribuite agli enti
locali appare oggi un puro effetto annuncio perché
la disciplina del ricorso è rinviata ad una legge
costituzionale (condizioni, forme e termini di
proponibilità della questione) di incerta adozione,
nel se e nel quando.