sabato, dicembre 30, 2006

Saddam, (in)giustizia è stata fatta.

Per un pazzo criminale che ha sterminato i curdi, e compiuto nefandezze. Per uno che aveva i rubinetti d'oro e sangue. Per uno che non si è pentito fino all'ultimo. Per uno auspicavo una condanna al carcere duro, lavori forzati, isolamento in un carcere a prova di (auto)bomba.
Per uno così non volevo nessuna liberà, eccetto il pensiero e la farneticante parola.
Per uno così, però, non ritengo sia giusta la pena di morte.

Saddam è stato impiccato stamani, appariva tranquillo e ha lanciato un messaggio al suo popolo. Chiedeva di stare uniti e di non fidarsi dell'Iran.

A vederlo così, con il cappio al collo, non ho potuto esimermi dall'esprimere parole di condanna verso la pena capitale. Verso Saddam, e verso chiunque. La vita non appartiene agli uomini. Nè ad un medico, ma neanche ad un giudice.

Ora la palla passa alla storia. Ci dirà come il popolo irakeno reagirà. Se, oltre alle feste, ci saranno rappresaglie, se aumenteranno gli attentati. Se fedelissimi al Raìs, metteranno su qualche organizzazione militare. Lo staremo a vedere.

Ma intanto, ora e sempre, no alla pena di morte!

Per il resto, ignoro come la pensi Allah circa uomini che hanno speso la propria vita come Saddam. Lui prima di morire non ha mostrato pentimento, ma ha recitato l'atto di fede all'Islam.

Non so se Allah lo accetta. Ma se fosse stato cristiano, dubito che Dio gli avrebbe accordato un perdono non richiesto. Chissà

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